Mario Schifano – vendite, valori e valutazioni quadri

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Quanto vale un’opera di Mario Schfano?

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Le opere su tela anni Settanta e anni Ottanta possono valere dai 4.000 ai 20.000 euro in base alla qualità, alle misura e al soggetto. Fanno eccezione le opere su tela anni Sessanta, che normalmente possono valere dai 100.000 euro fino anche ai 500.000 euro.

Opere su carta, invece, possono valere dai 1.000 ai 5.000 euro, a seconda della tecnica, delle misure e della qualità dell’opera.

ELENCO DEGLI ARTISTI TRATTATI DALLA GALLERIA D’ARTE

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Biografia

Gioventù e inizi Mario Schifano è nato in Libia italiana, dove suo padre, di origini siciliane, lavorava per il ministero della Pubblica Istruzione e collaborava con Renato Bartoccini. Dopo la guerra, tornò a Roma e, a causa del suo carattere inquieto, abbandonò presto la scuola per lavorare inizialmente come commesso. Successivamente, ha seguito le orme paterne, unendosi al museo etrusco di Villa Giulia come archeologo e restauratore. Quest’esperienza ha segnato il suo avvicinamento all’arte, influenzando le prime opere, intrise di elementi dell’Arte informale. La sua prima mostra individuale è stata nel 1959 presso la Galleria Appia Antica di Roma.

Verso la fine degli anni cinquanta, Schifano ha preso parte al movimento artistico della Scuola di Piazza del Popolo insieme ad altri artisti come Francesco Lo Savio, Mimmo Rotella, Giuseppe Uncini, Giosetta Fioroni, Tano Festa e Franco Angeli. Questo gruppo si riuniva al Caffè Rosati, un bar romano frequentato da figure come Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Federico Fellini, situato in Piazza del Popolo, da cui il movimento ha preso il nome. Nel 1960, i lavori del gruppo sono stati esposti in una mostra collettiva presso la Galleria La Salita.

1961-1970: Arte, Cinema e Le Stelle Nel 1961, Schifano ha ricevuto il Premio Lissone nella sezione “Giovane pittura internazionale” e ha avuto una personale presso la Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis a Roma.

Nel frattempo, al Caffè Rosati, ha conosciuto la sua futura compagna Anita Pallenberg. Nel 1962, durante il suo primo viaggio a New York, ha avuto contatti con Andy Warhol e Gerard Malanga, frequentando la Factory e gli eventi del New American Cinema Group. In quel periodo, ha partecipato alla mostra New Realists alla Sidney Janis Gallery, che includeva molti giovani artisti della Pop Art e del Nouveau Réalisme, tra cui Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Ha anche iniziato ad esplorare l’LSD in quegli anni.

Dopo il ritorno da New York, partecipò a mostre a Roma, Parigi e Milano e nel 1964 ha preso parte alla XXXII Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Durante questo periodo, le sue opere, chiamate “paesaggi Anemici”, presentavano la rappresentazione della natura attraverso dettagli minimi e scritte suggestive. Negli embrioni di queste opere, emergono le reinterpretazioni della storia dell’arte, che lo hanno poi condotto alle famose creazioni pittoriche sul futurismo. Nello stesso anno, ha realizzato i suoi primi film in 16 mm, Round Trip e Reflex, diventando una figura centrale del cinema sperimentale italiano, ai margini di un movimento che avrebbe presto dato vita all’esperienza della Cooperativa Cinema Indipendente, a cui non aderì apertamente. Durante il suo tempo a Roma, ha incontrato e frequentato Marco Ferreri e Giuseppe Ungaretti, offrendo al secondo, allora ottantenne, una serata al Peyote.[6] Ma uno degli incontri più significativi di quel periodo fu con Ettore Rosboch, con cui sviluppò una profonda amicizia basata sulla passione comune per la musica. Grazie ai viaggi frequenti a Londra, i due strinsero amicizia con i Rolling Stones, presentando Anita Pallenberg al gruppo nel 1965, che iniziò una relazione con Brian Jones, per poi diventare la compagna di Keith Richards anni dopo. Nel 1965, ha partecipato alla Biennale di San Marino e alla Biennale di San Paolo del Brasile e ha realizzato una serie di opere intitolate Io sono infantile, suscitando l’interesse di Maurizio Calvesi, Maurizio Fagiolo dell’Arco e Goffredo Parise.

Nel 1966-67, grazie alla collaborazione con Ettore Rosboch, ha formato la band Le Stelle di Mario Schifano, portando a una stretta collaborazione con musicisti come Giandomenico Crescentini, ex bassista dei New Dada, il chitarrista romano Urbano Orlandi, il tastierista Nello Marini e il batterista alessandrino Sergio Cerra. Schifano ha guidato la direzione musicale e la regia dei concerti, trasformandoli in uno dei più noti esempi di musica psichedelica italiana e internazionale per un paio d’anni. Lasciò il gruppo dopo l’evento romano Grande angolo, sogni e stelle al Piper Club il 28 dicembre, per concentrarsi maggiormente sulla sua attività artistica e cinematografica, e per brevi periodi essere coinvolto in una relazione con Marianne Faithfull, molto discussa dalla stampa scandalistica inglese. Durante l’evento Grande angolo, sogni e stelle, la rappresentazione visiva prevedeva la proiezione di immagini sul Vietnam e sulla natura sui musicisti, utilizzando quattro proiettori, oltre alla proiezione del lungometraggio Anna Carini vista in agosto dalle farfalle presentato precedentemente allo Studio Marconi.

Nel 1967, ha creato le sequenze dei titoli di testa e di coda per il film L’harem di Marco Ferreri. Grazie all’interesse di Ferreri per il suo lavoro, l’anno successivo ha prodotto la sua Trilogia per un massacro, composta dai lungometraggi Satellite (1968), Umano non umano (1969), a cui hanno contribuito Adriano Aprà, Carmelo Bene, Mick Jagger, Alberto Moravia, Sandro Penna, Rada Rassimov e Keith Richards, e Trapianto, consunzione, morte di Franco Brocani (1969).

Nel 1968 ha disegnato la copertina di Stereoequipe degli Equipe 84. Nel 1969, l’appartamento di Schifano a Roma, in Piazza Piscinula, è stato utilizzato da Ferreri come set per il film Dillinger è morto, con alcune opere dell’artista appese alle pareti. Nel 1969, i Rolling Stones hanno dedicato a Mario Schifano il brano Monkey Man.

Anni Settanta e Ottanta Nel 1971, alcuni dei suoi dipinti sono stati inclusi da Achille Bonito Oliva nella mostra Vitalità nel negativo nell’arte italiana 1960/70. La sua amicizia con il presidente della Biennale di Monza, Oscar Cugola, lo ha avvicinato al mondo televisivo. Molti dei suoi lavori, chiamati “monocromi”, presentavano solo uno o due colori, applicati su carta da imballaggio incollata su tela. Sebbene le influenze di Jasper Johns fossero presenti con l’uso di numeri o lettere isolate, le opere di Schifano erano analoghe al lavoro di Robert Rauschenberg. In un dipinto del 1960, compare la parola “no” dipinta con gocciolature di colore in grandi lettere maiuscole, come un graffito murale.

L’influenza della Pop Art è evidente in tutta la produzione artistica di Mario Schifano, affascinato dalle nuove tecnologie, dalla pubblicità, dalla musica, dalla fotografia e dalla sperimentazione. Le opere più vicine alla Pop Art dell’artista sono quelle degli anni Ottanta. Tra queste, le Propagande sono serie dedicate ai marchi pubblicitari come Coca-Cola ed Esso, rappresentando immagini di uso comune in modi molteplici o con particolari ritratti. La sua produzione includeva serie come i Paesaggi anemici, le Vedute interrotte, L’albero della vita, gli estinti e i Campi di grano. Opere iconiche sono le tele emulsionate, frutto dei continui scatti fotografici che hanno accompagnato la sua vita. Su queste superfici, riproponeva immagini televisive quotidiane, integrate da lievi interventi pittorici. Tra le sue creazioni, troviamo anche tele in cui riprendeva immagini significative attraverso la tecnica della serigrafia, non intese come semplici riproduzioni ma come opere uniche realizzate con quella tecnica. Schifano, in quegli anni, aveva ridimensionato l’uso della pittura tradizionale, ritenendola morta e obsoleta rispetto a tecniche alternative come le emulsioni o le serigrafie. Nonostante ciò, non ha mai completamente abbandonato la pittura, pur essendo un precursore curioso dell’uso della tecnologia nell’arte. In sintonia con le tendenze culturali di quel periodo, negli anni Ottanta ha collaborato con il gruppo di creativi della rivista Frigidaire, come Stefano Tamburini, Vincenzo Sparagna, Andrea Pazienza, Tanino Liberatore, Massimo Mattioli e Filippo Scozzari.

Nel 1984, ha realizzato il Ciclo della natura, composto da dieci grandi tele donate al Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina, in provincia di Trapani.

Anni Novanta L’ultimo periodo della sua produzione artistica è stato fortemente influenzato dai media e dalla multimedialità, intervallato solo da alcuni cicli di pittura più tradizionale. Nel marzo 1997, l’artista, dopo aver affrontato accuse di possesso di sostanze stupefacenti negli anni Ottanta, ha ottenuto dalla Corte d’Appello penale di Roma la piena riabilitazione giudiziaria, affermando che l’uso di droghe era solo a scopo personale, grazie alla difesa del suo avvocato Attilio Maccarrone. Schifano è morto a 63 anni, ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santo Spirito di Roma, a causa di un infarto.

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Durante gli anni Sessanta fu, insieme a Franco AngeliTano Festa e Giosetta Fioroni membro di spicco della cosiddetta “Scuola di Piazza del Popolo”, nonché della Pop Art romana. Sempre in questi anni entra in contatto con Andy Warhol. Molto amico anche dell’artista Renato Mambor.

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Mostre ed esposizioni di Mario Schifano

Le mostre personali di Schifano rappresentano tappe fondamentali che hanno esposto al mondo la sua creatività senza confini. Dalla Galleria Appia Antica di Roma nel 1959 all’esibizione alla Galleria La Tartaruga nel 1961, Schifano ha lasciato un segno indelebile con mostre come “Schifano. Tutto” alla Galleria Odyssia di Roma nel 1963 e la sua partecipazione alla Odyssia Gallery di New York nel 1964, portando la sua arte al di là dei confini nazionali.

Nel corso degli anni, ha incantato gli spettatori con mostre come “Compagni compagni” alla Studio Marconi di Milano nel 1968, “Inventario con anima e senza anima” allo Studio Marconi di Milano nel 1966 e “Naturale sconosciuto” al Palazzo delle Prigioni Vecchie di Venezia nel 1984. La sua opera ha viaggiato attraverso musei come il Museo d’arte della città di Ravenna, il Museo di Belle Arti di Marrakesh e l’Istituto Italiano di Cultura di Londra.

Non meno significative sono state le sue partecipazioni alle mostre collettive, come la mostra “The New Realists” alla Sidney Janis Gallery di New York nel 1962, e la sua presenza alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1964 e nel 1984, oltre all’esibizione presso il Solomon R. Guggenheim Museum di New York nel 1994.

La sua arte ha toccato varie tappe, da Firenze a Parma, da Bologna a Berlino, da Tokyo a New York, illuminando i musei con la sua geniale creatività.

Mario Schifano ha saputo trasformare ogni mostra e ogni esposizione in un’esperienza straordinaria, invitando gli spettatori a immergersi nelle profondità della sua visione artistica. La sua eredità artistica brilla ancora oggi, lasciando un’impronta indelebile nei cuori e nelle menti di coloro che si avvicinano alla sua opera.

VENDITA DELLE OPERE DI SCHIFANO, STIME E ACQUISTI

Per quanto riguarda la vendita dei quadri realizzati dal rinomato artista, si consiglia di contattare un’operatore di mercato al fine di studiare l’opera, capirne e giustificarne l’autenticità ed evitare qualsiasi tipo di problematica.

Affidarsi ad un operatore professionale vi semplificherà ogni procedura e massimizzerà il profitto che realizzerete dalla vendita dell’opera.

OPERE E QUADRI IN ESPOSIZIONE PERMANENTE

Le creazioni di Schifano continuano a brillare in diversi musei di prestigio, offrendo al mondo l’opportunità di immergersi nel suo universo artistico. Le sue opere sono adorne e risplendono nei corridoi del CAM Casoria Contemporary Art Museum di Casoria e nella prestigiosa Collezione Roberto Casamonti a Firenze, dove le pareti raccontano storie di sperimentazione e innovazione senza confini.

Non possiamo trascurare la meraviglia che si cela nelle stanze del CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione presso l’Università di Parma e nella Fondazione Biscozzi Rimbaud a Lecce, dove la bellezza delle opere di Schifano abbraccia il visitatore con il suo fascino unico e la sua profonda significatività.

La Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, il Museo Carandente a Palazzo Collicola di Spoleto e l’Imago Museum di Pescara custodiscono tesori di inestimabile valore creativo, mentre il Museo Civico di arte contemporanea a Gibellina e il Museo di arte contemporanea (MACRO) a Roma rappresentano luoghi in cui le opere di Schifano danzano tra passato, presente e futuro.

I musei come il MAMbo a Bologna, il Museo Fisogni a Tradate e il Museo Palazzo Ricci di Macerata sono testimoni dell’impatto duraturo di Schifano nell’arte contemporanea, mentre il Museo Perrando a Sassello e il Museo Santa Barbara (MuSaBa) a Mammola risplendono come perle che conservano l’eredità di questo maestro dell’innovazione artistica.

E non possiamo dimenticare la magnifica esposizione delle opere di Schifano al The Drawing Center di New York, che abbraccia e celebra la sua visione artistica, diffondendo la sua influenza ben oltre i confini geografici.

PRODUZIONE ARTISTICA DI MARIO SCHIFANO

Mario Schifano è stato un artista poliedrico e innovativo, considerato una figura fondamentale nell’arte contemporanea italiana. La sua produzione artistica è stata estremamente variegata, spaziando tra diverse forme e tecniche, dall’arte informale alla pop art, dalla pittura alla fotografia, dal cinema alle installazioni.

Nel corso della sua carriera, Schifano ha sperimentato molteplici stili e approcci artistici. Nei suoi primi anni, influenzato dall’arte informale, ha prodotto opere che riflettevano le suggestioni di questo movimento, utilizzando materiali e tecniche che esprimevano un senso di libertà formale e gestuale.

La sua adesione alla Pop art è stata una delle fasi più rilevanti della sua produzione, portandolo a creare opere che riflettevano l’immaginario della cultura di massa, spesso utilizzando icone pubblicitarie e simboli del consumismo, come nel caso delle serie dedicate ai marchi pubblicitari come Coca-Cola ed Esso.

Schifano ha sperimentato con nuove tecnologie e mezzi espressivi, come la fotografia, integrandola nella sua produzione artistica, e ha sviluppato una predilezione per le serie, dalle “Propagande” ai “Paesaggi anemici” fino alle “Vedute interrotte”, esplorando varie tematiche e stili all’interno di ogni serie.

La sua costante ricerca e sperimentazione lo hanno portato a collaborare con altri artisti, cineasti e personalità culturali, creando opere cinematografiche sperimentali, partecipando a movimenti artistici come la Scuola di Piazza del Popolo e esponendo in mostre di rilievo sia in Italia che all’estero, dalla Biennale di Venezia alle gallerie di New York.

Schifano è stato un precursore nell’utilizzo di tecniche diverse, come le emulsioni fotografiche o le serigrafie, considerando la pittura tradizionale come un mezzo in via di obsolescenza rispetto all’uso di nuove tecniche.

La sua produzione artistica è stata enorme e di grandissima varietà. Tra i soggetti più diffusi e replicati dall’artista vi sono le Palme, gli Alberi, i Campi di Grano, gli Acerbi, le Biciclette, i Televisori e i Paesaggi Anemici. Tra quelli più rari vi sono i Monocromi, Esso e Coca Cola.

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Link utili:

Archivio: sito ufficiale

Biografia: Wikipedia

ELENCO DEGLI ARTISTI DI MAGGIORE INTERESSE DELLA GALLERIA:

CARLA ACCARDI

FRANCO ANGELI

GIACOMO BALLA

ALIGHIERO BOETTI

AGOSTINO BONALUMI

ANTONIO BUENO

ENRICO CASTELLANI

GIORGIO DE CHIRICO

FORTUNATO DEPERO

PIERO DORAZIO

TANO FESTA

GIOSETTA FIORONI

LUCIO FONTANA

PINOT GALLIZIO

RENATO MAMBOR

ACHILLE PERILLI

MICHELANGELO PISTOLETTO

ARNALDO POMODORO

GIULIO TURCATO