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Ludovico Tommasi, nato a Livorno il 16 luglio 1866 e deceduto a Firenze il 7 febbraio 1941, è stato un pittore e incisore italiano che ha lasciato un'impronta significativa nel panorama artistico tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento. La sua vita e la sua opera si intrecciano strettamente con la storia culturale e artistica della Toscana di quel periodo, rendendolo una figura di spicco nell'evoluzione dell'arte italiana. Cresciuto in una famiglia benestante e culturalmente sensibile, Ludovico Tommasi mostrò fin da giovane una spiccata inclinazione per le arti. Inizialmente si dedicò allo studio del violino, diplomandosi presso il Conservatorio di Firenze. Tuttavia, la sua vera passione era la pittura, alla quale si avvicinò in modo quasi autodidatta, ispirato dall'esempio del fratello maggiore Angiolo e del cugino Adolfo. La presenza assidua del pittore macchiaiolo Silvestro Lega nella villa di famiglia a Bellariva, fuori porta alla Croce a Firenze, fu determinante per la sua formazione artistica. Lega non solo influenzò profondamente il giovane Ludovico, ma instaurò con lui un rapporto di amicizia e collaborazione che durò fino alla morte del maestro nel 1895. La carriera artistica di Tommasi prese il via negli anni '80 dell'Ottocento, quando esordì alla Promotrice Fiorentina con uno "Studio dal vero". La sua partecipazione a importanti esposizioni, come la Prima Esposizione di Belle Arti di Livorno nel 1886 e la Biennale di Venezia, testimonia il riconoscimento precoce del suo talento. Durante il servizio militare a Milano tra il 1888 e il 1891, Tommasi affinò le sue capacità nel disegno, tecnica che avrebbe poi dominato gran parte della sua produzione artistica. Il soggiorno a Torre del Lago, dove frequentò il circolo culturale intorno a Giacomo Puccini e strinse amicizia con esponenti delle avanguardie artistiche toscane come Plinio Nomellini, segnò un momento di svolta nella sua carriera. In questo periodo, Tommasi iniziò a esplorare la corrente divisionista, influenzato dall'amicizia con Nomellini, e a sperimentare con nuove tecniche e stili. Nel primo decennio del Novecento, la sua arte si distaccò dalla pura descrizione del reale per abbracciare paesaggi carichi di lirismo e sentimento, in cui la pennellata si sfalda e i colori assumono tonalità evocative. Questa evoluzione stilistica è evidente in opere come "La caduta delle foglie" (1897) e "I calafati" (1911). Tuttavia, negli anni '10, Tommasi ritornò a una rappresentazione più realistica, pur mantenendo una personale attenzione per i contrasti cromatici e una sorta di armonia musicale dei toni. Nel 1912, insieme all'amico Carlo Raffaelli, fondò la Libera Scuola dell'Acquaforte a Firenze, testimoniando il suo crescente interesse per la grafica e l'incisione. Questa passione lo portò a dedicarsi sempre più assiduamente alla tecnica dell'acquaforte, attraverso la quale esplorò nuove possibilità espressive. Negli anni Venti e Trenta, il suo stile si fece più costruttivo, con larghe pennellate e impasti cromatici densi, focalizzandosi sulla vita quotidiana delle donne, spesso popolane, colte nelle loro mansioni quotidiane. Questo interesse per i soggetti popolari e la vita rurale si riflette in opere come "Vita semplice", esposta alla Biennale di Venezia del 1930, che riscosse l'approvazione del regime fascista per il suo stile "severo e monumentale". Ludovico Tommasi morì a Firenze nel 1941, lasciando un'eredità artistica complessa e sfaccettata, che spazia dalla pittura alla grafica, dall'impegno sociale alla ricerca stilistica, testimoniando la sua capacità di interpretare e trasformare le influenze culturali e artistiche del suo tempo.
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