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Adolfo Tommasi, nato a Livorno il 25 gennaio 1851 e deceduto a Firenze il 15 ottobre 1933, è stato un pittore italiano che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia dell'arte del suo paese. Proveniente da una famiglia benestante, Tommasi fu inizialmente indirizzato verso studi commerciali, ma la sua passione per l'arte lo portò presto a dedicarsi completamente alla pittura. La sua formazione artistica iniziò all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove fu allievo di Carlo Markò junior, un noto pittore paesaggista dell'epoca. Tuttavia, il giovane Tommasi non si trovò in sintonia con l'approccio accademico alla pittura e cercò ispirazione altrove. La svolta nella sua carriera artistica avvenne quando Tommasi incontrò Silvestro Lega, un esponente di spicco del movimento dei macchiaioli, che lo introdusse alla pittura en plein air, ovvero la pratica di dipingere all'aperto direttamente dalla natura. Questo incontro fu determinante per lo sviluppo del suo stile, che iniziò a caratterizzarsi per l'uso di colori vivaci e per una pennellata veloce e sintetica, tipica dei macchiaioli. La sua opera iniziò a concentrarsi sugli aspetti più umili e quotidiani della natura e della vita rurale, esplorando con sensibilità gli effetti atmosferici e luminosi. Uno dei momenti più significativi della sua carriera fu l'esposizione del suo quadro "Dopo la brina" all'Esposizione di Belle Arti di Torino nel 1880. Quest'opera, che rappresentava un campo di cavoli coperti di brina, suscitò dibattiti e polemiche per l'innovativa scelta del soggetto, considerato da molti critici troppo umile e quotidiano per essere degno di attenzione artistica. Nonostante le controversie, l'opera ricevette anche ampi elogi e segnò l'affermazione di Tommasi come artista capace di trasformare scene di vita comune in soggetti degni di rappresentazione artistica. Nel corso della sua vita, Tommasi viaggiò e lavorò in diverse regioni d'Italia, tra cui la Liguria e la Toscana, dove continuò a dipingere paesaggi, scene rurali e vedute di città, sempre con una particolare attenzione agli effetti di luce e atmosfera. Le sue opere furono esposte in numerose mostre nazionali e internazionali, ottenendo riconoscimenti e premi, tra cui una medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale di Milano nel 1893. Oltre alla pittura, Tommasi si dedicò anche all'insegnamento, diventando professore di disegno all'Accademia Navale di Livorno e contribuendo alla formazione di nuove generazioni di artisti. La sua amicizia con il poeta Giovanni Pascoli lo portò inoltre a illustrare la terza edizione delle "Myricae", rafforzando il legame tra la sua arte e la letteratura dell'epoca. Negli ultimi anni della sua vita, Tommasi sperimentò nuove tecniche pittoriche, combinando olio, tempera e pastello per ottenere effetti luminosi innovativi. Nonostante dovette affrontare periodi di malattia che lo costrinsero a interrompere temporaneamente la sua attività artistica, continuò a dipingere fino alla sua morte, avvenuta a Firenze nel 1933. L'eredità artistica di Adolfo Tommasi è custodita in numerose collezioni pubbliche e private, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Roma e il Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. La sua opera rappresenta un ponte tra la tradizione dei macchiaioli e le tendenze artistiche successive, testimoniando la sua ricerca costante di un linguaggio pittorico capace di catturare la bellezza e la poesia del mondo naturale e umano.
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