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Cesare Tiratelli fu un pittore italiano nato a Roma nel 1864 e morto nella stessa città nel 1933. Cresciuto in una famiglia profondamente immersa nel mondo dell'arte, Cesare fu inizialmente istruito dal padre, Aurelio Tiratelli, un rinomato pittore e fotografo specializzato in scene campestri e animali. La formazione artistica di Cesare si completò presso l'Accademia di Belle Arti di Roma, dove si distinse per il suo talento, vincendo numerosi premi. La sua carriera artistica iniziò sotto l'ala protettiva del padre, ma ben presto Cesare iniziò a esplorare nuovi orizzonti artistici. Sebbene inizialmente si dedicasse alla pittura paesaggistica, influenzato dalla passione paterna, la sua arte si evolse presto verso la rappresentazione di scene di genere e di costume, con un particolare interesse per la vita e le tradizioni popolari dell'Italia del Settecento. Questo cambiamento fu probabilmente influenzato anche dall'ambiente culturale e artistico romano dell'epoca, nonché dalla presenza di figure di spicco come suo zio Pio Joris, un pittore di fama internazionale. Cesare Tiratelli visse e lavorò in un periodo di fervente attività culturale a Roma, scegliendo di stabilire il suo studio in via Margutta 33, un luogo noto per essere un punto di incontro per alcuni dei più richiesti pittori del tempo. Tra questi, oltre al già citato zio Pio Joris, vi erano Francesco Jacovacci, Nino Costa e Lemmo Rossi Scotti. Questo ambiente stimolante contribuì senza dubbio a plasmare lo stile e le tematiche delle sue opere. Nel corso della sua carriera, Tiratelli raggiunse un notevole successo di mercato, tanto da poter esporre le sue opere negli Stati Uniti, dove due dei suoi dipinti, "Tori" e "Lavandaia", furono acquistati da un collezionista di New York. Partecipò inoltre a importanti esposizioni internazionali, come quella per l'inaugurazione del valico del Sempione a Milano nel 1906, dove presentò il dipinto "Giorno di festa a Ceccano". Oltre alla pittura di genere, Cesare Tiratelli si dedicò anche alla rappresentazione di paesaggi e scene folkloriche, in particolare della Ciociaria, una regione del Lazio ricca di tradizioni e di un fascino rurale unico. Tra i suoi dipinti più noti di questo genere vi sono "Lavandaie al fiume Sacco", "Studio dal vero in Ceccano" e "Una strada della Ciociaria". Queste opere, presentate a diverse mostre della Società degli Amatori e Cultori, riflettono il suo interesse per la vita quotidiana delle classi popolari e per i paesaggi naturali e urbani dell'Italia centrale. Il dipinto "Un battesimo in Ciociaria", presentato a Palermo nel 1891, segnò un momento importante nella sua carriera, vincendo la medaglia d'argento e venendo successivamente acquistato dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Questo successo fu ripetuto due anni dopo, quando Tiratelli ottenne lo stesso premio all'Esposizione di Belle Arti di Roma con l'opera "Un pellegrinaggio in Ciociaria". Cesare Tiratelli fu anche influenzato dalla moda del giapponismo, introdotta in Italia principalmente da Mariano Fortuny, un altro aspetto che testimonia la sua apertura verso le correnti artistiche internazionali e la sua capacità di integrarle nella propria produzione artistica. La sua vita privata vide momenti di grande affetto e sostegno, in particolare da parte della moglie Ersilia Girelli, che dopo la sua morte si adoperò affinché gli fosse dedicata una mostra personale dalla Società degli Amatori e Cultori, riconoscendo così il suo contributo al panorama artistico italiano. Cesare Tiratelli lasciò un'eredità artistica significativa, caratterizzata da un profondo legame con la tradizione pittorica italiana e da un'attenta osservazione della vita popolare e delle sue manifestazioni culturali. Le sue opere continuano a essere apprezzate per la loro capacità di catturare l'essenza della vita quotidiana italiana, con uno stile che unisce realismo e sensibilità poetica.
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