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Aurelio Tiratelli fu un pittore italiano noto principalmente per le sue rappresentazioni della campagna romana e delle scene agresti, arricchite dalla presenza di animali. Nato a Roma nel 1842, Tiratelli intraprese i suoi studi presso l'Accademia di San Luca, dove fu allievo di illustri maestri del tempo. Tra i suoi insegnanti figurano Tommaso Minardi, Alessandro Capalti e Francesco Podesti per la pittura e il disegno, mentre Giulio Tadolini e Pietro Tenerani lo guidarono nell'arte della scultura. Sebbene nei primi anni della sua carriera si dedicasse anche alla scultura, Tiratelli si orientò presto verso la pittura, ambito in cui avrebbe lasciato un segno indelebile. La sua opera è caratterizzata da una profonda connessione con la terra e la vita rurale, che traspare vividamente nei suoi dipinti. Tra le sue opere più significative si annoverano "Un gregge di bovini ad Ostia", acquisito dal re Vittorio Emanuele; "Un disastro ferroviario"; "Un carro trainato da bufali nelle paludi pontine", esposto al Museo Revoltella di Trieste; e "Lavoro nell'olio a Ceccano". Altre opere degne di nota includono "Mandria di tori nella campagna romana" e "Un carro alla Marchegiana", quest'ultimo esposto all'Esposizione Universale di Parigi del 1889. Tiratelli ebbe l'onore di vendere alcune delle sue opere al Khedive d'Egitto, testimoniando il riconoscimento internazionale del suo talento. Nonostante il successo, molte delle sue opere più importanti non furono mai intitolate, tra cui tele che ritraggono scene di vita quotidiana e paesaggi della Valle del Sacco. La sua abilità nel catturare l'essenza della vita rurale e dei suoi abitanti gli valse l'apprezzamento non solo in Italia, ma anche all'estero, come dimostrato dalle sue esposizioni in Cile e in altre parti del Sud America. Tiratelli fu insignito di onorificenze e riconoscimenti per il suo contributo all'arte, tra cui la nomina a cavaliere e ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia. La sua reputazione lo portò anche a essere considerato per ruoli di ispettore in orfanotrofi e a ricevere l'associazione onoraria da numerose società. Il legame di Tiratelli con la campagna romana e la Ciociaria fu una costante fonte di ispirazione per la sua arte. Si stabilì a Ceccano, un piccolo paese della Ciociaria, che divenne uno dei suoi soggetti prediletti. Le sue opere di questo periodo riflettono la ricca tradizione agricola della regione, i suoi animali e i costumi popolari. Tra queste, "Veduta del Tevere" del 1880, "La vendemmia" del 1892 e "La merca" sono esempi emblematici della sua produzione. La pittura di Tiratelli si distingue per l'uso di una tavolozza luminosa e un disegno naturalistico, che insieme creano composizioni seducenti e vivaci. La sua attenzione quasi fotografica per i dettagli e la capacità di immortalare la vivacità quotidiana dei piccoli vicoli e delle scene di vita agreste lo rendono un esponente di spicco del genere costumbrista. Aurelio Tiratelli continuò la sua attività artistica fino alla fine del XIX secolo, lasciando un'eredità duratura nel campo della pittura paesaggistica e di genere. Morì a Roma nel 1900, ma il suo lavoro continua a essere celebrato per la sua capacità di catturare l'essenza della vita rurale italiana con sensibilità e maestria. Il figlio, Cesare Tiratelli, seguì le orme del padre diventando anch'egli un apprezzato pittore paesaggista, perpetuando così la tradizione familiare nell'arte.
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