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Giuseppe Teosa, nato a Chiari, una piccola città nella provincia di Brescia, il 17 febbraio 1758, sebbene alcuni studiosi sostengano la data del 12 marzo 1760, è stato un artista italiano la cui vita e opera si sono distinte nel panorama artistico del tardo Settecento e dell'Ottocento. Figlio di Giambattista, un modesto pittore e decoratore di origine valtellinese, Giuseppe ereditò dal padre i primi rudimenti dell'arte pittorica, dimostrando fin da giovane un ingegno particolare e un forte interesse per la pittura. La sua formazione artistica si arricchì notevolmente grazie all'apprendistato presso Fabrizio Galliari a Treviglio, nei pressi di Bergamo, tra il 1770 e il 1775. Questo periodo fu cruciale per lo sviluppo delle sue abilità e per la sua crescita come artista. La svolta decisiva nella sua carriera avvenne nel 1775, quando, grazie all'interessamento del compatriota Stefano Antonio Morcelli, bibliotecario del cardinale Albani, si trasferì a Roma per studiare presso la scuola di Pompeo Batoni. Durante i sei anni trascorsi nella capitale, Teosa ebbe l'opportunità di immergersi completamente nell'arte, apprendendo e perfezionando le tecniche pittoriche sotto la guida di uno dei maestri più rinomati dell'epoca. Rientrato in Lombardia, Teosa iniziò a lavorare principalmente nel Bresciano, ricevendo commissioni per piccoli centri della Valle Canonica e della Franciacorta. Le sue opere, prevalentemente affreschi e tempere, si concentrarono in una ben delimitata area geografica, includendo località come Pellalepre, Fucine, Darfo, Garzone, Adro, Cologne, Chiari, Paderno, Provezze e Provaglio. La sua arte, caratterizzata da una tecnica pittorica di sorprendente destrezza, ricevette numerosi consensi, tanto che il gesuita Morcelli gli dedicò uno scritto, "Lettere e carmi dedicate a Giuseppe Teosa". Tra le sue realizzazioni più lodate, si ricordano gli affreschi nella chiesa di Chiari, dove realizzò una cupola con il Compianto del Cristo e quattro pennacchi raffiguranti gli evangelisti. Curiosamente, si racconta che Teosa preferisse lavorare di notte, al tenue chiarore di un lume ad olio, forse perché il vino, che accendeva il suo genio, lo rendeva più ispirato. Nonostante la sua attività si concentrasse prevalentemente nella decorazione di edifici religiosi, Teosa non trascurò la pittura a olio, come dimostrano alcuni suoi lavori conservati nella sua città natale, Chiari. Tra questi, una "Via Crucis" e una "Madonna del Rosario" nella chiesa di Santa Maria Maggiore, "Santa Agnese" e il grande affresco "La discesa dello Spirito Santo sopra gli Apostoli" nell'abside del Duomo, e "San Michele Arcangelo" (olio) nella chiesetta di San Giacomo. La sua produzione artistica, sebbene non vastissima, fu apprezzata per la vivacità e morbidezza del colorito e per la spigliatezza, se non sempre per la correttezza del disegno. Tra le sue opere murali si citano i dipinti del Teatro Grande di Brescia, eseguiti nel 1810, specialmente "L'apoteosi di Napoleone", ora scomparsi; i lavori nella sala di casa Cuni ora Rovetta (all'encausto); gli affreschi nelle chiese parrocchiali di Provaglio, di Provezze, di Castenedolo, di Chiari, di Cologne, di Gussago e di Iseo. Giuseppe Teosa continuò a dipingere con grande alacrità fino alla vecchiaia, senza che l'età o la decrepitezza potessero togliergli di mano il pennello. Si spense a Chiari il 23 luglio 1848, lasciando un'eredità artistica di grande valore, testimone di un periodo di transizione e rinnovamento nella pittura italiana.
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