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Enrico Tarenghi fu un pittore italiano nato a Roma il 14 aprile 1848 e morto nella stessa città il 3 aprile 1938. La sua vita artistica si svolse principalmente nella capitale italiana, dove si formò e dove creò la maggior parte delle sue opere. Tarenghi è noto per i suoi dipinti di genere e per le sue opere orientaliste, che spesso ritraevano scene di vita quotidiana in ambientazioni esotiche o storiche. La formazione di Tarenghi avvenne presso l'Accademia di San Luca a Roma nei primi anni '60 dell'Ottocento, un periodo in cui l'arte italiana era in piena effervescenza e si apriva a nuove correnti e influenze. Durante i suoi anni di studio, Tarenghi ebbe modo di affinare la sua tecnica e di sviluppare uno stile personale che lo avrebbe contraddistinto nel corso della sua carriera. Dopo aver completato la sua formazione, Tarenghi stabilì uno studio condiviso con Nazzareno Cipriani e Giuseppe Aureli sulla Via Margutta, un indirizzo noto per essere il cuore della comunità artistica romana. Insieme a Filippo Bartolini, Tarenghi fu membro del cosiddetto "Gruppo Simoni", un gruppo di artisti che condividevano interessi simili e che talvolta viaggiavano insieme per trovare ispirazione. Si ritiene che Tarenghi abbia viaggiato in Algeria con Gustavo Simoni nei primi anni '90 dell'Ottocento, un'esperienza che influenzò profondamente la sua produzione artistica. Nel corso della sua carriera, Tarenghi si specializzò in acquerelli e scene orientaliste, mostrando una particolare predilezione per questa tecnica che gli permetteva di esprimere con delicatezza e precisione i dettagli delle sue composizioni. Fu influenzato dallo stile del pittore Escordi e, come molti altri artisti della scuola orientalista italiana, fece ampio uso della fotografia nel suo lavoro. Ad esempio, utilizzò una fotografia come modello per lo sfondo nel suo dipinto di una bottega di ceramica. Le opere di Tarenghi furono esposte in numerose mostre e ottennero un buon successo di critica e pubblico. "Il ritorno dal lavoro" e "Preghiera dei musulmani" furono esposti per la prima volta a Torino nel 1880, quest'ultimo anche a Milano l'anno successivo. A Roma, nel 1883, presentò due tele: "Abbazia di San Gregorio a Venezia" e "Fulvia". Nel 1884 a Torino espose un olio su tela intitolato "Gelosia" e un acquerello chiamato "La madre". A Livorno, nel 1886, espose "Meditazione". Tra le altre sue opere si ricordano: "La donna convalescente"; "Oh, potess' io" (da "Faust", atto primo, prima scena); e "Il tempio di Antonio e Faustina", esposto a Venezia nel 1887. Tra i dipinti più noti di Tarenghi vi sono "Allo scrigno", "Venditori di tappeti", "Il venditore di tappeti sul Nilo", "Preghiera dei musulmani" del 1880, "Conversazione al fuoco" del 1881, "Musulmano in preghiera" del 1882, "Preghiera serale", "Uscendo dalla preghiera", "Fedeli in una moschea" e "Ragazza con tamburello sull'Arco di Tito, Foro Romano". La sua abilità nel catturare l'essenza della vita quotidiana e la sua attenzione ai dettagli lo resero un artista apprezzato sia in Italia che all'estero. Le sue opere sono oggi ricercate dai collezionisti e sono presenti in diverse collezioni private e musei. La sua eredità artistica continua a essere celebrata e studiata, e le sue opere sono spesso soggette a mostre e vendite d'asta. Enrico Tarenghi visse una lunga vita, dedicandosi alla pittura fino alla sua morte avvenuta poco prima di compiere 90 anni. La sua arte è un esempio significativo dell'orientalismo italiano e del gusto dell'epoca per l'esotico e il pittoresco, che catturava l'immaginazione del pubblico europeo del tempo.
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