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Giovanni Silvagni fu un pittore romano nato il 1° giugno 1790, figlio di Innocenzo e Francesca Gueruli. Cresciuto in una famiglia di modesta condizione economica, suo padre era un 'maccaronaro', ovvero un produttore e venditore di pasta, Silvagni dimostrò fin da giovane una spiccata predisposizione per il disegno. Questa sua inclinazione fu assecondata e così Giovanni intraprese gli studi all'Accademia di San Luca, dove ebbe come maestri i pittori neoclassici Gaspare Landi e Vincenzo Camuccini. Il genere storico, considerato all'epoca il più elevato in pittura, fu la scelta di Silvagni per la sua carriera artistica. I suoi esordi furono segnati da successi che ne determinarono il percorso professionale. Nel 1817, vinse il prestigioso concorso Canova con l'opera "La partenza di Coriolano", conservata presso l'Accademia di San Luca. Questo successo fu solo l'inizio di una serie di riconoscimenti che avrebbero consolidato la sua reputazione come artista. Silvagni fu un esponente di spicco della pittura neoclassica, un movimento che si distingueva per la ricerca di un ideale di bellezza ispirato all'antichità classica e per una rappresentazione dell'uomo e della natura improntata a un ordine razionale e armonico. Tuttavia, nel linguaggio pittorico di Silvagni si avverte anche un avvicinamento alle istanze romantiche, sia nella scelta dei soggetti, che tendevano a un storicismo più sentito e meno accademico, sia nell'indirizzo cromatico, ricco di pathos. Tra le opere più significative di Silvagni si annoverano "Tonaquilla mostrando il cadavere di Tarquinio Prisco ucciso", "La Beata Marsilia Popelle matrona settempedana" del 1833 per il Duomo di San Severino, e "S. Romualdo rinfaccia ad Ottone III imperatore i suoi falli" del 1838 per la chiesa di Sant’Angelo a Fabriano. Questi lavori evidenziano la sua abilità nel trattare temi storici e religiosi con una profonda sensibilità artistica. Silvagni fu anche attivo nel campo dell'incisione, dirigendo le incisioni di due progetti editoriali importanti: la "Descrizione del Campidoglio" di Pietro Righetti e la monumentale "Iconografia storica degli ordini religiosi e cavallereschi". Inoltre, pubblicò sul disegno anatomico, dimostrando un interesse per la scienza e la precisione del dettaglio. Nel corso della sua vita, Silvagni fu coinvolto attivamente nella vita artistica romana, ricoprendo ruoli di prestigio come consigliere di pittura all'Accademia di San Luca e presidente della stessa istituzione. La sua stima come conoscitore della pittura antica è testimoniata dalla sua nomina a presidente dell'Accademia di San Luca nel 1849. Nonostante il suo ruolo significativo nel panorama artistico romano dell'epoca, Giovanni Silvagni non ha avuto un biografo ottocentesco e per lungo tempo è stato trascurato dalla storiografia novecentesca. Solo recentemente, grazie al vaglio dei documenti dell'archivio dell'Accademia di San Luca, è stato possibile ricostruire con maggiore dettaglio la sua figura e il suo contributo all'arte. Giovanni Silvagni morì il 31 ottobre 1853 nella sua casa di via degli Staderari a Roma, all'età di sessantatré anni. La sua eredità artistica, sebbene per lungo tempo sottovalutata, rappresenta un importante capitolo nella storia dell'arte neoclassica e del romanticismo a Roma, testimoniando il passaggio tra due epoche e due sensibilità artistiche.
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