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Giorgio Scherer fu un pittore italiano nato a Parma il 6 marzo 1831 e deceduto nella stessa città il 12 marzo 1896. La sua vita e la sua arte si intrecciano strettamente con la città di Parma, dove visse e operò per la maggior parte della sua esistenza. Scherer si dedicò principalmente alla pittura di genere, un termine che si riferisce alla rappresentazione di scene della vita quotidiana, spesso con un occhio attento ai dettagli domestici e alle situazioni umane. La formazione artistica di Scherer iniziò presso l'Accademia di Belle Arti di Parma, dove fu allievo di Francesco Scaramuzza, un pittore e insegnante influente dell'epoca. Durante i suoi anni di formazione, Scherer dimostrò un talento precoce che attirò l'attenzione della Duchessa Maria Luigia, la quale lo impegnò in alcuni lavori. Questo incarico precoce non solo gli fornì un'importante opportunità professionale ma anche una visibilità significativa all'interno dei circoli artistici. Nel corso della sua carriera, Scherer espose numerose opere in varie città italiane, ricevendo apprezzamenti e riconoscimenti. Nel 1870, a Parma, espose una serie di opere tra cui "Titian e Odoardo Farnese", "Consolare gli afflitti" e "La mascherata". Queste opere riflettono la sua capacità di catturare sia la grandezza storica che le emozioni umane più intime. Inoltre, nel 1882, a Firenze, presentò "Una lezione al pianoforte" e "Un'infausta notizia", mentre nel 1884 a Torino espose "Il figlio del soldato" e "Il merciaio ambulante". Una delle sue opere più note è "Interno di uno studio di pittore", un dipinto che rappresenta lo studio che Scherer condivideva a Roma con l'amico scultore Giovanni Chierici. Quest'opera, inviata da Roma nel 1856, è particolarmente significativa perché mostra Scherer e Chierici al lavoro, offrendo uno sguardo intimo e realistico sulla vita quotidiana degli artisti dell'epoca. Il dipinto fu esposto al pubblico nello stesso anno e successivamente acquistato dalla Galleria nel 1920. Altre opere degne di nota includono "Gli ultimi momenti di Nicolò de Lapi", "Alcibiade si avventa contro i soldati di Farnabaso" e "Abdalomino salutato re di Sidone dopo la conquista di Alessandro il Macedone". Questi dipinti evidenziano la versatilità di Scherer, capace di spaziare da temi storici a scene di vita contemporanea con la stessa maestria. Scherer fu anche un instancabile lavoratore, come dimostrato dalla sua vasta produzione artistica. La sua pittura era caratterizzata da un'attenzione particolare alla composizione e al colore, con una tecnica che si evolveva nel corso degli anni verso uno stile più libero e meno accademico. Questo approccio meno convenzionale si rifletteva nella sua capacità di catturare l'atmosfera e l'essenza delle scene che ritraeva, spesso con un tocco di romanticismo e poesia. Nonostante la sua morte nel 1896, l'eredità di Giorgio Scherer continua a vivere attraverso le sue opere. Le sue pitture sono conservate in varie collezioni e musei, testimoniando il suo contributo significativo al panorama artistico italiano dell'Ottocento. La sua arte, che rifletteva la vita e i costumi del suo tempo, continua a essere apprezzata per la sua autenticità e per la sensibilità con cui Scherer riusciva a rappresentare la realtà circostante. In conclusione, Giorgio Scherer rimane una figura importante nella storia dell'arte italiana, un artista che con la sua pittura ha saputo narrare storie, emozioni e momenti di vita quotidiana, lasciando un'impronta indelebile nel tessuto culturale del suo tempo.
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