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Alessandro Sanquirico fu una figura poliedrica e influente nel panorama artistico e culturale italiano dell'Ottocento. Nato a Milano il 27 luglio 1777, Sanquirico si distinse come scenografo, architetto, pittore, disegnatore e calcografo, lasciando un'impronta indelebile nel mondo del teatro e dell'opera lirica. La sua formazione artistica iniziò nell'Accademia di belle arti di Brera, dove studiò sotto la guida di maestri del calibro di Giuseppe Piermarini, Leopoldo Pollack, Giuliano Traballesi, Giuseppe Franchi e Martino Knoller. Questo background gli fornì una solida base nelle discipline dell'architettura e della pittura, che avrebbe poi sapientemente fuso nella sua carriera di scenografo. Sanquirico iniziò la sua carriera collaborando con artisti di spicco come Paolo Landriani, Giovanni Pedroni, Giovanni Perego e Georgio Fuentes. La sua abilità nel disegno e la conoscenza dell'architettura lo portarono a lavorare con Andrea Appiani e Bargigli nella progettazione dell'Arena Civica di Milano e a contribuire alla decorazione dei soffitti della Cattedrale di Milano. Tuttavia, fu al Teatro alla Scala di Milano che Sanquirico trovò il suo palcoscenico ideale. Per oltre quindici anni, dal 1818 al 1832, dominò lo stile visivo del teatro, progettando oltre 300 produzioni, tra cui molte prime mondiali. Tra queste, spiccano quattro opere di Vincenzo Bellini, che testimoniano l'importanza del suo contributo al mondo dell'opera lirica. Il suo lavoro si caratterizzava per scenografie ricche e dettagliate, che spesso presentavano un primo piano elaborato con architetture evocative di epoche passate. Queste scenografie erano progettate per sfruttare al meglio l'introduzione dell'illuminazione a gas, mostrando una sensibilità particolare agli effetti di luce sulle superfici dipinte. La sua capacità di graduare i cromatismi sulle tele fu lodata da Stendhal, che rimase incantato dalle sue "divine decorazioni" durante una rappresentazione al Teatro alla Scala. Sanquirico fu anche un innovatore, adattando le sue scenografie alle esigenze del Romanticismo e al crescente stile grandioso dell'opera italiana degli anni '20 dell'Ottocento. La sua scenografia per "L'ultimo giorno di Pompei" fu particolarmente significativa per l'istituzione della grand opera. Nonostante la sua fama come scenografo, Sanquirico non trascurò altri aspetti della sua arte. Fu un prolifico pittore e disegnatore, e le sue opere furono raccolte in pubblicazioni come "Raccolta di varie decorazioni sceniche inventate e dipinte dal pittore Alessandro Sanquirico". Queste collezioni non solo promuovevano la sua attività teatrale ma contribuivano anche a diffondere il suo stile e le sue idee. La sua vita privata fu discreta e poco documentata. Non si sposò e non ebbe figli, dedicando la sua vita all'arte. Morì a Milano il 12 marzo 1849, lasciando un'eredità artistica che ancora oggi è studiata e ammirata. Sanquirico fu un artista che seppe coniugare la sua visione architettonica con la pittura scenica, creando opere che trascendevano la semplice funzione di sfondo per le rappresentazioni teatrali. Le sue scenografie erano opere d'arte a tutti gli effetti, capaci di trasportare gli spettatori in mondi fantastici e di contribuire in modo significativo all'atmosfera e al successo delle opere rappresentate. La sua influenza si estese anche al di fuori dell'Italia, con opere che furono apprezzate e studiate anche all'estero. La sua abilità nel creare scenografie che rispondevano alle esigenze narrative e musicali delle opere liriche lo rese un punto di riferimento per i teatri di tutta Europa. In conclusione, Alessandro Sanquirico fu un artista completo, la cui opera ha lasciato un segno indelebile nella storia del teatro e dell'arte scenica. La sua capacità di fondere insieme architettura, pittura e scenografia lo ha reso uno dei più grandi scenografi del suo tempo, e il suo lavoro continua a essere una fonte di ispirazione per artisti e studiosi.
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