Camillo Innocenti

Biografia

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INNOCENTI Camillo, pittore (Roma 1871 – 1961). Il padre Augusto, agiato architetto, lo indirizza agli studi classici, ma la sua innata passione per la pittura lo porta, tra il 1887 ed il 1889, a fare apprendistato con Ludovico Seitz, epigono dei Nazareni amico della madre, che stava decorando la galleria dei candelabri in Vaticano.

Con grande onestà intellettuale il pittore tedesco capisce che il giovane Camillo è portato al paesaggio e non all’affresco celebrativo e gli consiglia di cambiare maestro. Tra il 1889 ed il 1892 comincia così, con grande disperazione del padre che lo considerava un pazzo, la grande infatuazione del giovane per Antonio Mancini che, giunto da poco a Roma e ancora sconosciuto, aveva aperto uno studio in via Flaminia 114. Il sistema di colore a macchie, a strati spatolati e luccicanti del Mancini, esercita su Camillo una viva suggestione e per sua stessa ammissione gli ispira molti quadri di quel periodo. Riceve anche gli incoraggiamenti del Morelli che più di una volta va a trovare a Napoli, facendo per lui diversi studi del Tevere che il maestro utilizzerà per il suo quadro I pescatori del Giordano.

Nel 1893 espone il primo quadro (Maschera di Carnevale) agli Amatori e Cultori di Roma: Nel 1894 si reca per la prima volta a Venezia dove stringe amicizia con l’affermato pittore Ettore Tito, ospite del quale tornerà a dipingere nella laguna nelle estati del ’95 e del ’98, sostituendo la tavolozza dai registri cupi di derivazione manciniana con una pennellata più fluida ed atmosferica dai vivaci colori.

Nel 1898 vince il concorso per il Pensionato nazionale all’Accademia delle Belle Arti di Roma, andandosi a specializzare in Spagna, ove approfondisce la pittura di Velasquez e Goya. Viaggia per l’Europa toccando Germania, Francia Olanda e Inghilterra: Tornato in Italia nel 1903 fa le prime esperienze divisioniste con il gruppo romano (Balla, Noci, Linone). L’anno dopo entra nel Gruppo dei XXV della Campagna Romana con il soprannome di “cane pechinese” in omaggio alla civetteria e frivolezza dei suoi personaggi femminili.

Dipinge una serie di opere sul tema dell’Agro romano (Canzone ciociara), con una pennellata ricca di valori atmosferici che rimandava all’amico Tito. Ma è solo dopo il 1905 che l’adesione al cromatismo divisionista con violente accensioni “fauve” diviene completa (La visita, Dopo il bagno).

Con la biennale di Venezia del 1909 (sala personale con venti opere esposte a cura dell’amico Ugo Ometti) ottiene la prima grande affermazione internazionale.

Diventa il portavoce del divisionista intimista romano, caratterizzato dalla pennellata a larghi filamenti, tutto incentrato sulla figura femminile colta in atteggiamenti di provocante intimità nel chiuso di raffinati ambienti borghesi dal sapore boldiniano.

Non a caso sarà proprio Parigi a dare al pittore la consacrazione ufficiale, nell’aprile del 1913, con una personale di 30 oli alla prestigiosa Galleria Bernheim-Jeune, precedendo le personali di artisti francesi del calibro di Matisse,Vuillard, Bonnard, Signac e per finire Cezanne.

La sua fama resta altissima sino al 1925, quando si trasferisce in Egitto per assumere la carica di direttore dell’istituenda Accademia di Belle Arti del Cairo.

Rimpatriato frettolosamente in Italia nel 1942, causa gli eventi bellici, si ritrova completamente dimenticato, lontano dall’ambiente artistico che, nel dopoguerra, aveva imboccato altre vie.

Muore a Roma, novantenne e poverissimo, in una corsia dell’Ospedale San Camillo il 4 gennaio del 1961.

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